Buccheri, tra rocche, santi e silenzi di pietra: un viaggio nel borgo più alto degli Iblei

Incastonato a quasi 900 metri d’altitudine, Buccheri domina silenzioso i Monti Iblei orientali, conservando un patrimonio storico, religioso e naturalistico di rara bellezza. Non è un caso che sia stato inserito tra i “Borghi più belli d’Italia” e che, per i viaggiatori più attenti, rappresenti una delle tappe più sorprendenti dell’entroterra siracusano.

Visitare Buccheri non significa solo ammirare un paesaggio di montagne, noccioleti e boschi secolari:
è un viaggio nel tempo, nella pietra, nei gesti lenti di una comunità che ha saputo custodire la sua memoria.

Il Castello

Pochi ruderi, eppure un tempo era una delle fortezze più temute degli Iblei, nel Val di Noto.
Il castello di Buccheri, poi Feudo del Conte Alaimo, sorgeva su uno sperone roccioso a guardia delle vallate sottostanti, con vista che spaziava dall’Etna al mar Ionio. Costruito in epoca medievale, visse la sua stagione più intensa tra il XIII e il XVI secolo, quando fu teatro di scontri tra Angioini e Aragonesi e poi fra le potenti famiglie baronali del regno.
Era un quadrilatero difeso da torrioni e torri maestre, a tal punto imponente che le cronache lo descrivono come “la più formidabile fortezza del Val di Noto”.
Dopo il devastante terremoto del 1693, gli abitanti ne smantellarono le strutture per ricostruire le loro case. Oggi, dai resti di quella rocca, lo sguardo si perde ancora in un panorama maestoso. Lì, dove un tempo si difendevano gli uomini, adesso è la bellezza a presidiare il silenzio.

Un cuore sacro tra colline e barocco

A Buccheri ogni pietra racconta fede e resilienza, una saggezza che sa di montagna.
Molte delle sue chiese furono distrutte o gravemente danneggiate dal terremoto seicentesco, ma la ricostruzione ne ha fatto piccoli gioielli del barocco rurale siciliano. Ecco alcuni esempi.

La Chiesa Madre di Sant’Ambrogio, dedicata al patrono della città, fu ricostruita nella vallata dove il paese si era espanso, affidandone il disegno all’architetto palazzolese don Ferrara. Oggi custodisce un bellissimo crocifisso ligneo cinquecentesco, una pala secentesca e la statua del santo vescovo, scolpita nel 1779. Nonostante la facciata sia rimasta incompiuta, l’interno a tre navate, ricco di opere d’arte, ripaga ogni visita.

La Chiesa di Sant’Antonio Abate, preceduta da una scalinata scenografica, è tra le più ricche d’arte del borgo. Ricostruita a partire dal 1705, ospita stucchi di Giuseppe Gianforma, dipinti di Tuccari e Borremans, e una bellissima statua del santo titolare portata in processione il 17 gennaio. Ogni dettaglio — dagli altari marmorei ai cori lignei — rivela la perizia degli artigiani locali.

Non meno importante la Chiesa di Santa Maria Maddalena, che conserva un capolavoro rinascimentale: la statua della santa, scolpita da Antonello Gagini nel 1508. L’organo del Seicento, con oltre 1600 canne, è ancora oggi perfettamente funzionante, e rende questo luogo uno scrigno prezioso di arte e spiritualità.

I luoghi del silenzio e della devozione

Un’escursione suggestiva, a piedi o con accompagnamento guidato, conduce alla Chiesa del SS. Crocifisso, una piccola chiesa rurale in cima al Monte Calvario. Un tempo sede dei riti della Settimana Santa, è oggi un punto panoramico impareggiabile da cui ammirare l’intero borgo.

Più immersa nel verde è invece la zona del Santuario della Madonna delle Grazie, eretto su un sito sacro già attestato nel Quattrocento. Qui i Carmelitani, poi i Cappuccini e infine gli eremiti, resero il luogo punto cardine della spiritualità popolare. L’altare della Madonna Assunta, qui trasferito dalla chiesetta di Fontana Murata, testimonia l’antico culto connesso all’acqua miracolosa di una fonte che i fedeli visitavano durante le epidemie. L’edificio attuale, completato nel 1774, è abbellito da stucchi, pavimenti originali e un altare marmoreo di rara fattura.

Tesori nascosti nella roccia

Per chi ama i luoghi insoliti e densi di mistero, Buccheri conserva un’autentica perla dimenticata: la Chiesa rupestre di San Nicola. Ricavata direttamente nella roccia calcarea, era un tempo interamente affrescata e articolata in piccoli ambienti liturgici. Oggi si conserva il fascino antico della pietra viva, con tracce pittoriche e nicchie che parlano di un culto antichissimo. Uno di quei luoghi dove il silenzio si fa preghiera e ogni sasso racconta una storia.

Consigli per la visita

  • Periodo ideale: estate, primavera e, idealmente, l’autunno, quando i boschi intorno si tingono di colori vivi e l’aria è limpida.
  • Durata consigliata: almeno una giornata piena. Chi desidera esplorare i sentieri o le zone rupestri, può dedicare anche due giorni.
  • Accompagnamento: è possibile farsi guidare alla scoperta di chiese, grotte e sentieri da guide naturalistiche GAE e guide turistiche abilitate, come quelle della cooperativa Badia Lost & Found, che opera attivamente nel territorio.
  • Come arrivare: da Siracusa o Catania, seguire le indicazioni per Buccheri via SS124.

Buccheri non è solo un borgo da ammirare: è un luogo da ascoltare.
E chi decide di visitarlo con occhi attenti e cuore aperto, ne porta via il suono silenzioso delle sue pietre antiche, il profumo delle sue querce, la memoria viva della sua gente.

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