
C’è un luogo della Sicilia orientale dove le pietre raccontano più delle cronache, dove la fede diventa rito collettivo e dove la poesia, come un’eco sotterranea, si intreccia con l’ingegno di un popolo.
Quel luogo è Melilli, borgo disteso sui Monti Climiti, affacciato sul mare di Augusta e custode di un patrimonio che unisce arte, tradizione e natura in un intreccio indissolubile.

La Festa di San Sebastiano, anima della comunità
Ogni anno, dal 3 all’11 maggio, Melilli si accende di devozione con la Festa di San Sebastiano, il santo che da oltre seicento anni è cuore spirituale e simbolico del paese.
La storia risale al 1414, quando una nave naufragata presso Magnisi trasportava, tra i suoi carichi, una statua del martire cristiano. Né marinai né abitanti delle città vicine riuscivano a sollevarla, finché non furono i melillesi a prenderla sulle spalle, portandola in processione fino al borgo.
Da allora, la fede si è trasformata in una tradizione che travalica i secoli…
La notte tra il 3 e il 4 maggio, la piazza principale si illumina a giorno per accogliere i pellegrini che arrivano a piedi dai paesi vicini. Alle quattro del mattino, tra scampanìi e spari di mortaretti, la chiesa si apre e i fedeli gridano: «Semu vinuti ri tantu luntanu… Primu Diu e Sammastianu!».
Alle prime luci dell’alba arrivano i “nuri”, uomini e donne vestiti di bianco con fascia rossa e fiori in mano, che corrono scalzi dalla contrada della Santa Croce. Poi giungono i gruppi di Sortino e Solarino, e infine, alle dieci, il fercolo con il simulacro del Santo varca la soglia della Basilica, uscendo in trionfo tra canti, applausi e lacrime di commozione.
È un rito che appartiene al presente, ma che conserva la forza arcaica dei gesti collettivi, tanto da essere oggetto di valorizzazione di una rete che detiene gli stessi gesti di comunità: correre, percorrere, invocare, sollevare insieme…
Pietra, sudore e poesia: i luoghi di Melilli
Il viaggio a Melilli, però, non è soltanto religioso. È un percorso nella cultura materiale e nella storia della pietra, quella bianca e compatta che i pirriaturi cavavano nella Pirrera Sant’Antonio, cava del Barocco unica nel Mediterraneo. Qui, a colpi di cunei, nacquero i blocchi che ricostruirono le città distrutte dal terremoto del 1693 e che plasmarono altari, colonne e palazzi. Le gallerie si snodano come labirinti sotterranei, con volte alte fino a ventisette metri, monumentali pilastri lasciati intatti per sostenere la volta, corridoi che sembrano le navate di una cattedrale laica.

E ancora, Le Cento Scale, percorsa per secoli da braccianti, lavandaie e devoti che portavano doni ai defunti; il Serbatoio comunale, con la sua ingegneria idraulica ancora funzionante; il Parco San Sebastiano e la Sughereta, custodi di un paesaggio naturale che completa l’armonia del borgo. Ogni pietra, ogni sentiero, racconta la stratificazione di una comunità che ha saputo fondere religione e natura, come scrisse Pino Valenti:
“Solitaria è la roccia antica, avvolta d’aria e ombre,
dove non si distingue più religio e natura.”

Pino Valenti, voce di Melilli
Tra i figli più illustri Melilli vanta Pino Valenti (Melilli, 9 aprile 1930 – Cefalù, 28 ottobre 2018):
è stato uno scenografo, regista e pittore italiano. Formatosi in Architettura a Roma (tra i maestri Vincenzo Fasolo ed Enrico Del Debbio), maturò nel clima del dopoguerra romano, frequentando l’atelier di Renato Guttuso e, grazie all’incontro con Alessandro Blasetti, entrò nei teatri di posa di Cinecittà.
Dal 1958 fu tra i pionieri della Rai di Napoli: dopo i primi allestimenti a Pizzo Falcone, negli anni Sessanta vinse il concorso da scenografo-progettista del neonato Centro di Produzione TV e dal 1970 diresse la sezione Scenografia e Costumi, affiancando all’attività artistica anche la docenza.
Ha firmato scenografie e ambientazioni di sceneggiati e cicli rimasti nella storia della TV italiana, tra cui “Resurrezione”, “Luisa Sanfelice”, “Melissa”, “Nero Wolfe” e “Tutto il mondo è un teatro”, distinguendosi per soluzioni visive e impianti tecnici innovativi.
Negli anni ’80 inaugurò, da programmista-regista, la stagione della Terza Rete Rai in Sicilia; in parallelo intensificò l’attività pittorica, con opere presenti in collezioni private e un ultimo ciclo di dipinti sacri donati alle chiese di Melilli, dove spesso si firmava Pino Valenti da Melilli.

La Fondazione Pino Valenti: cultura e sviluppo
La Fondazione Pino Valenti, in protocollo d’intesa con Badia Lost & Found, ha assunto la missione di valorizzare i luoghi simbolo del territorio: dalla Pirrera Sant’Antonio all’Archivio Storico, dalla Biblioteca comunale all’Ecomuseo in fase di allestimento, fino all’Auditorium Emanuele Carta e ai locali dell’Ex Pescheria, destinati a ospitare le collezioni artistiche. È un progetto che coniuga memoria e futuro, appartenenza e sviluppo: rendere fruibile il passato significa aprire spazi di crescita, soprattutto per le giovani generazioni, che possono riscoprire radici e trasformarle in opportunità.
Un appuntamento per il futuro
Questo percorso di memoria e identità troverà una tappa significativa il 29 agosto 2025, alle ore 19:00, in Piazza San Sebastiano. Nella suggestiva cornice barocca, Melilli celebrerà il proprio legame tra cultura, sport e territorio con l’evento “Eredità culturale, identità territoriale e merito sportivo”. Una serata di condivisione civica e valorizzazione delle risorse, testimonianza dell’impegno dell’Amministrazione Carta e della comunità tutta per una visione integrata di sviluppo.
L’ingresso sarà gratuito, aperto alla cittadinanza e agli stakeholder del territorio.

Melilli è un territorio da scoprire: è un’esperienza da vivere.
È fede che diventa festa, è pietra che si fa architettura, è memoria che si tramuta in poesia.
È il racconto di un’identità forte, che sa guardare avanti senza dimenticare il passato.
Perché, come insegnano i melillesi, “primu Diu e Sammastianu”, ma subito dopo, viene la comunità che di quella fede e di quella bellezza è custode fiera.
News: Melilli celebra San Sebastiano con una nuova, imponente opera di street art firmata ROSK & SKAN…